- Procedura di Valutazione Comparativa a n.1 Posto di Ricercatore Universitario di Ruolo per il Settore Scientifico-Disciplinare M-Fil/02 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Torino, Bandito con D.R. n. 7069 del 911212009, con Avviso Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 98 del 2211212009 – IV Serie Speciale – Concorsi ed Esami
RELAZIONE FINALE
La Commissione Giudicatrice per la valutazione comparativa a n. 1 posto di ricercatore universitario – settore scientifico-disciplinare M-FIL/02 presso la Facoltà di Lettere e filosofia nominata con Decreto Rettorale n. 3010 del 29/6/2010, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 54 del 9/7/2010. nelle persone di:
Prof. Michele Di Francesco
(Presidente)
Prof. Giovanna Corsi
Prof. Roberto Festa
(segretario)
CANDIDATO: PLESCIA GIACINTO
Dopo la laurea il candidato ha partecipato a svariati corsi di perfezionamento su materie filosofiche ed epistemologiche.
Le pubblicazioni presentate includono diverse monografie e articoli in italiano e vertono sulla filosofia della fisica.
La produzione scientifica del candidato, verte principalmente sui fondamenti della filosofia della matematica e della fisica.
La discussione dei titoli ha consentito al candidato di esporre le linee essenziali delle proprie ricerche.
Il candidato presenta attestati di partecipazione a corsi di perfezionamento di argomento filosofico.
In particolare si affrontano problemi ontologici e fondazionali della meccanica quantistica.
Il candidato ha discusso i titoli mostrando una sufficiente padronanza e competenza dei temi trattati nella sua ricerca.
Una tazza da tè non ha bisogno della madeleine di Proust per essere gustata infatti diventa una ciambella. Magie? No. E’ la topologia, bellezza.https://www.ansa.it/pressrelease/lifestyle/2021/11/13/lo-human-tech-space-di-internet-come-singolarita-topologica_156c748d-76f4-4f39-b6e3-64a59e83213d.html
La topologia è uno spazio dove figure ed oggetti cambiano (restando nella loro essenza uguali) quando viene effettuata una deformazione.
Il mito é uno spazio topologico, infatti, nei suoi percorsi e nelle sue multiformi declinazioni narrative, va a costituire un sistema autopoietico instabile e in trasformazione simile alle strutture del caos dei sistemi disordinati, dei vetri e del volo degli stormi studiati da Giorgio Parisi recente Nobel per la Fisica.
Il caos come filo d’Arianna del sapere e di Internet
Da tempo è in atto un tentativo di ricucire “arte e scienza, logica e mito” come sottolineava Giulio Giorello mentre l’espressione “è un caos” attraversa il sapere e il linguaggio comune come viene esplicitato in”Ontodynamis”in cui Giacinto Plescia tenta di elaborare una ‘ontologia del caos tema affrontato dall’autore, con gli strumenti della “Teoria delle Catastrofi” di René Thom, anche in “Ontologia dell’opera d’Arte” e “L’Erranza”.
Il caos è il filo d’Arianna che unisce filosofia, fisica, poesia e mito ed anche Internet: “in principio fu il chaos” scrive Esiodo.
L’individuo, vive, una doppia esistenza nello human-tech-space (nostro neologismo) di internet: si disloca nella con-fusione di realtà materiale e virtuale, in una narrazione polifonica multidirezionale, in un continuo divenire e come il chaos cerca un ordine.
Nella filosofia di Eraclito il concetto di “cosmos” è caratterizzato dalla “contesa”: dal “polemos” , demone della guerra, padre di tutte le cose il conflitto pervade il mondo ed è dynamis e morfogenesi come ben descrive Eraclito “è la medesima realtà il giovane e il vecchio: questi infatti mutando son quelli, e quelli di nuovo mutando son questi“:
Nell’arte l’ espressionismo e il futurismo esprimono, in massimo grado, la dimensione metamorfica.
La morfogenesi, con RenèThom, medaglia Field l’equivalente del Nobel, studia “la nascita e strutturarsi delle forme”, nella sua “teoria delle catastrofi” piccole modifiche provocano grandi cambiamenti e producono nuove forme: sono definite“biforcazioni” “catastrofi” e ” singolarità”.
Le “singolarità sono riscontrabili in altre attività umane” come nel linguaggio ed internet è il luogo eletto della parola, la rete ha affermato se non inaugurato una topologia social.
I blogger influencer nello human-tech-space di Internet come singolarità topologica
Lo human-tech-space come sistema dinamico si esemplifica, nelle figure dei blogger influencer in “Ferragni e Fedez: Analitica, Morfogenesie Singolarità dei Fashion blogger influencer nell’info-sfera dei social media”,di Camilla G. Iannacci, con la Prefazione di Giacinto Plescia..
La Signora Chiara che ha l’oracolo nell’info-spazio-tempo della rete non dice, accenna, appare, si mostra, significa, é: accoglie, avvolge l’ospite in un seducente e protettivo liquido amniotico, confonde narrazione e realtà in una duplice e indeterminata stabilità visiva che assurge anche a raffigurazioni “sacre” da “Madonna Chiara”.
L’info-sfera è narrazione polifonica multidirezionale, è una costellazione di topo i narrativi in cui i Ferragnez si offrono come singolarità di nuovi miti e significanze che nelle relazioni reciproche, consentite dalla rete, generano forme e contenuti metamorfici.
La rete resta insuperata nell’ imporre modelli di comportamenti, storytelling e simbolizzazione.
Internet rappresenta una nuova singolarità topologica in quanto “sistema dinamico”, in cui piccole variazioni creano delle biforcazioni e, nel nostro caso, di senso:un cambiamento “qualitativo” della sua struttura iniziale.
La fisica, la storia e la poesia
Giorgio Parisi, in una recente intervista, ha ribadito i suoi interessi per gli studi interdisciplinari come lo storico Braudel che cercava di individuare i possibili contatti tra le discipline o Aymard che introduce l’idea di rottura e cambiamento nella ricerca storica e si orienta nelle analisi delle società in termini di sistemi dinamici.
In tale prospettiva la rivoluzione francese rappresenta una discontinuità e rientra nella “teoria delle catastrofi” di Thom in quanto “infrange un ordine preesistente e vi sostituisce un nuovo ordine”: sono le “biforcazioni” ovvero transizioni rapide e discontinue dette “catastrofi” che generano “singolarità“.
In una poesia Leopardi parla di “nodi quasi di stelle” un riferimento, ante litteram, alla teoria dei nodi delle geometrie non euclidee che considerano lo spazio come un corpo in trasformazione
La teoria delle stringhe parla di filamenti di energia vibrante che sono “piegati”, arrotolati e descrivibili da “nodi” o “nastri”: la geometria si assume il compito di trovare leggi metamorfiche.
Lucrezio anticipa la fisica moderna nel parlare, riferendosi degli atomi, dell’esistenza del vuoto.
Come nel Principio di Indeterminazione di Heisenberg per il quale nel “vedere” un micro oggetto agiamo su esso e lo modifichiamo così i soggetti su internet non sono “altro” dagli eventi ma interagiscono con essi mutandone aspetto e contenuti. https://giacintoplescia.blogspot.com/2021/11/ansa-su-giacinto-plescia.html?m=1
Il Conoscere è un sistema complesso e dinamico: l’oggetto osservato viene modificato, nella sua oggettività, per l’intervento dell’osservatore.
Hawking, Gödel, Mozart
Hawking, coi numeri immaginari, elabora un modello topologico-metabolico dello spazio che forma un chiasma a stringa immaginaria: possibilità di una temporalità non lineare.
Per Gödel gli universi transfiniti sono increspature dynamiche dello spazio-tempo e “ci sono asserzioni formulate in modo esatto per le quali non si può dimostrare né che sono vere né che sono false” uno status simile alle interazioni nello human-tech-space di Internet. Non a caso il teorema di Gödel è il grimaldello della crisi della ragione classica, dei fondamenti e del soggetto.
La musica di Mozart è la prima musica col senso dello “zeit-raum”, del periodo che ha in sè una simmetria, rigorosità, completezza apollinea, cosmica ma che, nella sua essenza, al suo interno conserva e svela un disordine, un’asimmetria, una tonalità che va oltre l’ordine musicale esistente.
Nello zeit-raum mozartiano, metafora del chaosmos, spazio e tempo sono governati da una differenza e dialogia: vige un tempo ordinato e uno spazio disordinato, un tempo caotico e uno spazio cosmico.
Quando il sapere ha di fronte a sé un disco in cui sia incisa una musica sa definirne l’evoluzione, lo stesso soggetto, all’interno del disco non riesce a stabilire un senso ed un percorso: si trova in una situazione chaotica.
L’ontologia è la via d’uscita.
- Giacinto Plescia Premio Onor D’Agobbio sez. saggistica “Serendipity” L’Epistemica, il Nulla e l’Arte
https://giacintoplescia.blogspot.com/2020/08/onor-dagobbio-award-2012-g-plescia.html?m=1
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Comune di Gubbio
Premio “Onor D’Agobbio”
pubblicato il 05/10/2012
Premiazione del concorso letterario eugubino intitolato “Premio Umanistico Onor d’Agobbio. Il valore e l’utilità della memoria”.
Come noto la Città di Gubbio ha indetto un concorso letterario che abbraccia vari settori della scrittura (poesia, narrativa e saggistica), intitolato Premio Umanistico Onor d’Agobbio. Il valore e l’utilità della memoria. La finalità del concorso è valorizzare le forme espressive della cultura e dell’arte, coniugando riflessione e pensiero creativo con l’intelligenza del fare.
Presidente onorario
Maria Luisa Spaziani
Comitato dei fondatori:
Comune di Gubbio, Lions Gubbio Host, Lions Piazza Grande, Fondazione Mazzatinti, Associazione Maggio Eugubino.
Il Premio si articola in quattro sezioni:
1. NARRATIVA
Concorso nazionale di narrativa edita di autori italiani
2. SAGGISTICA
Concorso nazionale “Serendipity” per la saggistica edita di autori italiani
3. POESIA
Concorso nazionale “Angelo Ferrante”, poesia inedita in lingua italiana
4. PREMIO SPECIALE CITTA’ ONOR D’AGOBBIO
L’ultima sezione è il Premio speciale Città Onor d’Agobbio, realizzato dall’artigianato eugubino e assegnato a due protagonisti del sapere e del saper fare dell’artigianato eugubino.
Gubbio 20 novembre 2012
Oggetto: Premio umanistico “Onor d’Agobbio. Il valore e l’utilità della memoria”. Sezione saggistica.
Si comunica che per ragioni tecnico organizzative i finalisti del Premio Umanistico “Onor d’Agobbio”, Sezione saggistica “Serendipity”, non sono tenuti a presenziare la cerimonia di premiazione. Pertanto, visto l’art. 8 del Bando di Concorso, si informa fin d’ora, per opportuna conoscenza, che il vincitore della Sezione sopra richiamata è MARINA VALENSISE con il libro “Il sole sorge a Sud. Viaggio contro mano da Palermo a Napoli via Salento” (2012, Marsilio).
Si precisa, inoltre, che gli altri finalisti sono risultati i seguenti autori:
– Massimo Capacciola, L’ottava tavola (2011, TMM Editore)
– Giacinto Plescia, L’epistemica, il nulla e l’arte (2010, Montedit)
– Federico Focher, Due atei, un prete e un agnostico. Pranzo a casa Darwin (2012, Il Prato)
– Margherita Chiarugi, Sergio Anichini, Sono un bullo, quindi esisto. I volti della violenza nella ricerca della felicità (2012, Franco Angeli).
A tutti verrà data personale comunicazione del risultato conseguito.
La Giuria Tecnica preposta
Per informazioni turistiche:
Servizio Turistico Associato – Gubbio – Via della Repubblica 15 tel. 075-9220693 075-9220790 fax 075-9273409 info@iat.gubbio.pg.it Comune di Gubbio. – C.Fisc. P.I. 00334990546
- Premio (CD-Calendars) nell’ambito del “PirelliInternationalAward1997” Il chaosmos: è infinito, infinitesimo https://giacintoplescia.blogspot.com/2020/08/premio-pirelli-international-3-ed-e-nel.html?m=1
- Premio (CD-Calendars) nell’ambito del “PirelliInternationalAward1998” Hawking’s Virtual Black Holes https://frame-frames.blogspot.com/2020/03/giacinto-plescia-to-shawking-about-14th.html?m=1
- L’Erranza- Il pensiero Poetante di Giacinto Plescia
Tra i Fadensonnen di Celan ed il tentato superamento concettuale di alcuni snodi heideggeriani mentre per ora non rimane – ecco un’altra bella espressione – che camminare sul selciato della catastrofe. https://reader.ilmiolibro.kataweb.it/v/1273922/lerranza_1292459
È una poesia ben incardinata nei binari del pensiero heideggeriano, quella di Plescia in l’«Erranza».
Dall’indicazione “formale” del pensiero poetante, la raccolta si propone chiaramente di ragionare, più che evocare, attraverso la voce poetica.
Così in «L’essenza 2», in versi come L’essenza / è / attesa /dell’evento / e / dell’avvento sembra di essere in quelle prime lezioni friburghesi sulla lettura di Paolo come grimaldello del pensiero occidentale.
E con altrettanta certezza la dimensione centrale di l’«Erranza» è quella della gettatezza.
Molto bello, dal punto di vista formale, l’uso di alcune espressioni come temporalità immaginaria o capelli di luce, che ricordano i Fadensonnen di Celan.
Buono, anche, il tentato superamento concettuale di alcuni snodi heideggeriani (penso alla famosa intervista di «solo un dio ci potrà salvare», come via d’uscita dalla Tecnica).
Nell’Erranza invece c’è ancora spazio per il luccichio delle stelle, ma queste appariranno senza essere state chiamate né desiderate.
Per ora non rimane – ecco un’altra bella espressione – che camminare sul selciato della catastrofe.
Giacinto Plescia E.Camurri e M.Domina Filosofi che si autopubblicano
- Edoardo Camurri nel “Corriere della Sera” http://lettura.corriere.it/i-filosofi-che-si-auto-pubblicano/
e
- M. Domina in La Botte di Diogene https://mariodomina.wordpress.com/2012/04/10/la-transplendendenza-del-sublime/
Corriere della Sera » Il Club de La Lettura » Articolo » Filosofi che si auto-pubblicano
I filosofi da self-publishing vendono i loro libri, almeno nelle versioni ebook, a cifre abbastanza modiche. Quasi nulle, rispetto alle ore di stupore che dispensano. L’importante è non farsi troppe domande. Per esempio: come mai Gianni Ferracuti dell’Università di Trieste autopubblica un volume intitolato Parmenide e la capra e l’unica fotografia che il suo libro riporta è quella di un cane boxer? Quale sarà invece la tesi sostenuta da Giacinto Plescia nel suo libro Ontologia del sublime quando, in circa diciassettemila pagine (ripetiamo: 17 mila pagine), scrive frasi del tipo: «Essere sublime che ci incontra e si eventui, si getta nell’Essere così come nell’Esserci, per abitarvi con la transplendenza del sublime o dell’Essere sublatione sublime, o per abitare poeticamente le insenature sublimi di Kalypso»?
Non è il caso di fare i moralisti. L’incomprensibilità di un testo filosofico non è mai stato un problema per il suo successo. E se Heidegger divenne un gigante scrivendo che «il mondo mondeggia», allora un Pigc qualunque può benissimo far ballare la lambada all’universo meritandosi così gli applausi riconoscenti di tutti i devoti di Gustave Flaubert.
Gustave Flaubert! Per degnamente pagare il debito di riconoscenza che abbiamo verso questo autore, vorremmo anche noi incontrare sulla strada qualche degno erede dei suoi immortali Bouvard e Pécuchet, gli amici che mollarono tutto per dedicarsi, con sconsiderata felicità, alla ricerca del sapere. Abbiamo così deciso di esplorare un fenomeno che terrorizza molti: il self-publishing online; sono siti che offrono a chiunque, senza la mediazione di un editore, la possibilità di pubblicare liberamente i propri libri e di venderli a chi è curioso di sapere cosa si agita nella mente di questi irregolari. Esploreremo, essendo il materiale vastissimo, una delle sezioni più promettenti, quella filosofica, nella speranza di trovare pensieri all’altezza delle aspettative.
Subito la nostra attenzione viene indirizzata verso il Trattatello filosofico scientifico sulla sessualità umana e animale di Pietro Italo Giovanni Calabrese (d’ora in poi Pigc). Pigc è autore di altri volumi, tutti auto-pubblicati su lulu.com, come Dio l’essere e il tempo e Il quarto wormhole, e l’interesse filosofico verso la sessualità sembra percorrere tutta la sua opera. I filosofi da self-publishing, in genere, sono pronti a tutto, forse anche a finire arrosto come Giordano Bruno, pur di proclamare le loro scoperte. Leggiamo all’inizio del saggio di Pigc: «Vi confesso che quest’impresa mi fa paura; i filosofi scomodi, che toccano argomenti che infrangono tabù secolari, se non millenari, sono da sempre stati perseguitati e, per l’amore delle loro idee e della verità, hanno fatto una vita grama. Per fare il nome di un filosofo conosciuto ai più, che ha subìto questa sorte, basti pensare a Spinoza! So che la pagherò cara, quindi; i miei detrattori chissà cosa si inventeranno sul mio conto».
Non saremo noi di certo a inventarci nulla sul conto di Pigc, in primo luogo perché non vogliamo essere suoi detrattori e poi perché è lui stesso a rivelare qualcosa di sé dopo aver spiegato, tramite l’immagine di un asse lungo il quale si dipana tutta la sessualità umana (A e B sono gli estremi, A eterosessualità B omosessualità in mezzo il punto zero), la geometria del suo filosofare: «Ebbene all’estremità A troviamo l’eterosessualità, che da ora in poi chiamerò l’amore per l’infinitamente grande, ossia la macrofilia. Essa consiste nell’amore per l’obesità, per la vecchiezza, per tutto ciò che nel corpo manifesta il passare degli anni. Quindi avremo attrazione per seni grossi e cadenti, con grandi areole; per fianchi pieni di rotoli, per sederi cascanti ecc…? A me piacciono anche le rughe, le smagliature, la cellulite e le varici, purché solo accennate (però dipende da caso a caso). Comunque, nell’eterosessualità il seno è la stella ed il sedere è il pianeta».
Anche se può avere qualche interesse il fatto che Pigc veda l’universo sotto forma di lambada o di hula hoop (si provi infatti a far orbitare il sedere-pianeta attorno al seno- stella per simulare la scena), ciò che colpisce nei filosofi da self-publishing è una certa maniacalità classificatoria. Esistono precedenti sorprendenti: viene in mente Amintore Fanfani che nel 1934, pubblicando (però con l’editore Vita e Pensiero) un libro intitolato Cattolicesimo e protestantesimo nella formazione storica del capitalismo, arrivò a sostenere la tesi secondo la quale nei periodi di crisi economica vanno al potere uomini politici longilinei (alti) mentre in periodi di benessere comandano politici brevilinei (bassi). Oppure il biologo austriaco Paul Kammerer (morto suicida nel 1926) che era solito riempire le pagine del suo diario con le coincidenze che più lo colpivano: seduto su una panchina annotava quante persone gironzolavano raggruppandole secondo il sesso, l’età, l’abbigliamento, eccetera per poi trovare, immaginiamo, una legge del tipo: nei giorni di pioggia la gente porta gli ombrelli.
Tutto questo, ricordava giustamente J. Rodolfo Wilcock, «è molto viennese e asburgico», ma i filosofi da self-publishing, per quanto classificatori maniacali, non si fanno catalogare con docilità. Il loro punto di vista tende all’universale.
Fabio Volpe vende su lulu.com un suo saggio intitolato La mattanza. Fenomenologia dell’incidente stradale nelle democrazie occidentali (il titolo ci ha fatto venire in mente certi scritti di Cesare Lombroso come Delitti ciclistici e benefici del ciclismo) mentre Michele Proclamato, su ilmiolibro.com, introduce il suo volume Le vibrazioni dell’angelo (un saggio esoterico sulla musica), confessando: «Sinceramente, comunque, mi aspettavo di più dalla parziale comprensione dei meccanismi creativi divini, immaginavo, che so, la nascita dentro di me di un potere creativo capace di trasformare questa mia endemica povertà in ricchezza, o la possibilità, con la pura forza del pensiero, di trasformare la mia caratteristica pancetta in una parete addominale degna dei bronzei ritrovamenti di Riace» (più in avanti, Proclamato rivelerà che Dio l’avrebbe ricompensato, come si è già capito, donandogli la capacità di trovare il marchio divino nel creato).
I filosofi da self-publishing vendono i loro libri, almeno nelle versioni ebook, a cifre abbastanza modiche. Quasi nulle, rispetto alle ore di stupore che dispensano. L’importante è non farsi troppe domande. Per esempio: come mai Gianni Ferracuti dell’Università di Trieste autopubblica un volume intitolato Parmenide e la capra e l’unica fotografia che il suo libro riporta è quella di un cane boxer?
Quale sarà invece la tesi sostenuta da Giacinto Plescia nel suo libro Ontologia del sublime quando, in circa diciassettemila pagine (ripetiamo: 17 mila pagine), scrive frasi del tipo: «Essere sublime che ci incontra e si eventui, si getta nell’Essere così come nell’Esserci, per abitarvi con la transplendenza del sublime o dell’Essere sublatione sublime, o per abitare poeticamente le insenature sublimi di Kalypso»?
Non è il caso di fare i moralisti. L’incomprensibilità di un testo filosofico non è mai stato un problema per il suo successo. E se Heidegger divenne un gigante scrivendo che «il mondo mondeggia», allora un Pigc qualunque può benissimo far ballare la lambada all’universo meritandosi così gli applausi riconoscenti di tutti i devoti di Gustave Flaubert.
Edoardo Camurri
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Tag: pubblicazione libera, self-publishing
- I filosofi boxer?
Salvato da https://publicate.it/
Quale sarà invece la tesi sostenuta da Giacinto Plescia nel suo libro Ontologia del sublime quando, in circa diciassettemila pagine (ripetiamo: 17 mila pagine),
scrive frasi del tipo:
«Essere sublime che ci incontra e si eventui, si getta nell’Essere così come nell’Esserci, per abitarvi con la transplendenza del sublime o dell’Essere sublatione sublime, o per abitare poeticamente le insenature sublimi di Kalypso»?
M. Domina in La Botte di Diogene https://mariodomina.wordpress.com/
- GIACINTO PLESCIA
visto da
La transplendenza del sublime
Fortunatamente non rientro nella categoria analizzata da Edoardo Camurri – e cioè I filosofi che si autopubblicano – in un articolo comparso qualche settimana fa su La lettura, inserto domenicale del Corriere della sera, prima di tutto perché faccio fatica ad autodefinirmi “filosofo”, e poi perché vi si parla di self-publishing on-line, ovvero di e-book, e dunque di libri in formato digitale.
Insomma, per ora l’ho scampata bella. Certo che se un giorno sul mio blog dovessi scrivere frasi come la seguente: “Essere sublime che ci incontra e si eventui, si getta nell’Essere così come nell’Esserci, per abitarvi con la transplendenza del sublime o dell’Essere sublatione sublime, o per abitare poeticamente le insenature sublimi di Kalipso“; o se dovessi solo accennare a cose come la “macrofilia”, le capre parmenidee e i culi planetari – vi prego fin d’ora di smettere di leggermi, di avvertirmi, di lanciarmi almeno un pietoso segnale.
Camurri conclude con elegante ironia, ricordandoci come l’incomprensibilità di un testo filosofico – pubblicato anche seguendo i canoni tradizionali – non sia mai stato un problema per il suo eventuale successo, visto che Heidegger diventò celebre scrivendo cose come “il mondo mondeggia”. Ciò non toglie – aggiungo io – che tali sublimi forme di scrittura o linguaggi starebbero più a loro agio nel limbo della gettità…
https://frame-frames.blogspot.com/p/giacinto-plescia-ecamurri-filosofi-che.html
https://it.scribd.com/document/23601449/IL-CANTO-DI-CALIPSO
https://giacintopia.wordpress.com/tag/essersemper/
https://www.slideshare.net/gpdimonderose/imp-plescia-1768938
https://ita.calameo.com/read/006340639882dbfa8a437
http://transontologia.blog.kataweb.it/category/sublime/
CHAMILLA
24 marzo 2012 – 11:27
E se il self-pubblishing fosse un’attività dignitosa e soprattutto libera,Gentile Dott. Camurri? Ho apprezzato la sua ironia… non socratica e credo che il mondo dello “stampato in proprio” possa riservare qualche piacevole sorpresa. Peraltro l’editoria alta ed ufficiale ricorre ai piccoli editori con qualche fortuna e chissà un domani potrà attingere anche al self-publishing… O forse già lo fa… Le siamo tutti grati per l’apertura del dibattito… Cordiali saluti Chamilla
gpdimonderose
23 marzo 2012 – 18:28
bravo…grazie…giganteggia…ma lì ci sono opere da cento dollari…
anierdna
20 marzo 2012 – 12:52
scusate ma questi “filosofi” andare a lavorare no?…